25/04/2020 Intervento sul quotidiano l’Adige – La sostenibilità come bussola per la Trento post-Covid19
Trento, 26 aprile 2020
Uno sguardo al futuro di Trento con alcuni spunti per la ripartenza post-Covid nel segno della sostenibilità sociale, economica e ambientale.
Intervento pubblicato sul quotidiano l’Adige il 25/04/2020.
Trento, progetti più sostenibili.
Riflettendo sulla ripartenza post-Covid per la città di Trento ritengo che la parola chiave sia la sostenibilità così come declinata dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, con i suoi 17 Obiettivi fissati dall’ONU nel 2015. S’intende la sostenibilità del benessere, che può esistere solo se ogni generazione consegna alla generazione seguente un capitale pari almeno a quello di cui si è potuto godere. “Capitale” in senso lato: umano, economico, sociale e naturale. Alcuni spunti.
Nell’ambito sociale, si dovrà lavorare, insieme alle istituzioni competenti, per potenziare la medicina del territorio, un servizio che richiede maggiore assistenza sanitaria nei quartieri tenendo conto anche di una popolazione sempre più anziana, togliendo ai medici una parte delle incombenze burocratiche. Andranno potenziate le strutture che offrono servizi psicologici per far fronte al disagio che questa epidemia sta creando.
Sul fronte economico occorre spingere la Provincia per il sostegno all’imprenditoria privata, all’occupazione e al reddito, con liquidità alle imprese e alle famiglie e fondi per formazione, ricerca e produttività. Nuovi posti di lavoro possono essere creati investendo nel settore dell’economia circolare, delle energie rinnovabili, della riqualificazione energetica a partire dal patrimonio edilizio pubblico, dalle scuole, per fare quel alto di qualità nella direzione del Green New Deal Europeo. Necessario accelerare sulla transizione digitale, con maggiori investimenti per le infrastrutture in fibra ottica nelle zone periferiche della città, potenziando lo smart working nella pubblica amministrazione con priorità ai pendolari extraurbani. Va rilanciato il progetto sociale della Smart City, la città intelligente che rimodula gli orari di vita e lavoro per evitare assembramenti (tempi della città), favorisce le persone che si muovono inquinando il meno possibile, progetta e realizza quartieri ecosostenibili (esempio il futuro quartiere Destra Adige), costruisce case a consumo energetico basso o nullo, realizza “corridoi verdi” per collegare i parchi urbani, implementa misure di mitigazione dell’impatto dei cambiamenti climatici.
Serve un progetto per un’agricoltura sostenibile, secondo i criteri della conduzione biologica, attenta alla salute di chi produce e di chi consuma, con revisione dell’impianto normativo provinciale e riduzione della burocrazia. L’epidemia ha spinto molti cittadini a cercare prodotti vicino a casa: potenziamo progetti socio-culturali che puntano a far conoscere i prodotti di qualità del territorio anche attraverso specifiche piattaforme web come www.nutriretrento.it. Si promuovano le aziende agricole che con il loro lavoro curano e mantengono il territorio limitrofo alla città e, se a conduzione biologica, sono le prime custodi della biodiversità. Occorre investire di più nell’educazione al cibo e avviare il progetto “un orto in ogni scuola”.
Il Covid cambierà la mobilità urbana. Urbanisti, architetti ed esperti di settore sostengono che sono prioritari interventi per una Rete di Mobilità di Emergenza. Trento ha conosciuto negli ultimi 20 anni una stagione straordinaria di investimenti pubblici per le infrastrutture stradali: da nord a sud, da est a ovest, almeno 300 milioni di euro investiti in strade a 4 corsie. Oggi Trento nord e il popoloso quartiere di Gardolo sono attraversati da una anacronistica superstrada, con valori di biossido di azoto superiori ai limiti europei nei pressi di case e scuole, con auto che non rispettano i limiti di velocità. Abbiamo strade congestionate di traffico, un servizio di trasporto pubblico che ha perso di qualità per i ritardi diffusi, una tangenziale con 350 incidenti in 4 anni e nessun controllo della velocità con sistemi fissi, una improbabile convivenza di pedoni e bici su marciapiedi promiscui.
E’ ora di cambiare paradigma, mettendo al centro la salute delle persone e la qualità degli spazi, lavorando in sinergia tra Provincia e Comune. Nell’immediato molte persone avranno paura a salire sui mezzi pubblici per timore del contagio: ciò richiederà più mezzi e più corse nelle ore di punta per evitare sovraffollamento, interventi di sanificazione continua dei mezzi, obbligo d’uso dei DPI, sistemi per il contingentamento degli ingressi, norme per il distanziamento tra persone, controlli a bordo, sostegno al bilancio di Trentino Trasporti penalizzato dai mancati introiti nel 2020, una campagna informativa che confermi la sicurezza e la centralità del trasporto pubblico. Nel prossimo Piano Urbano della Mobilità Sostenibile diamo priorità nei prossimi 10 anni alle infrastrutture per il trasporto pubblico: il Ministero ha posticipato al 31.12.2021 la scadenza per l’utilizzo dei fondi (oltre 1 miliardo di euro!) per sistemi di trasporto rapido di massa. Trento non perda questa occasione: si progetti una prima linea di un moderno tram elettrico riservando due corsie lungo il corso nord, da Piazza Dante a Spini Zona Industriale (che conta 5mila lavoratori) passando per zona commerciale e Gardolo, con frequenza elevata e benefici anche in termini di riqualificazione urbanistica. Un tram locale aggiuntivo rispetto alla ferrovia Trento-Male che svolge un buon servizio extraurbano.
La bici è il mezzo che permette il miglior distanziamento. Entro settembre una Rete di Mobilità di Emergenza: percorsi ciclabili temporanei lungo gli assi prioritari, interventi leggeri riservando spazi stradali a bici e monopattini con una striscia di vernice e cordoli di protezione e togliendo le bici dal contatto con i pedoni. Allargare gli spazi per i pedoni e attivare un Pedibus in ogni scuola. Raddoppiare in 2 anni le stazioni di bike-sharing, sia in città che in collina, e rendere il servizio gratuito per 12 mesi per gli abbonati del trasporto pubblico. Realizzare in pochi mesi cicloparcheggi coperto e sicuri (videocamere) nei punti più attrattivi, a partire dal raddoppio di quello di Piazza Dante (velostazione). E poi piccoli box-bici coperti ad ogni capolinea dei bus e alle stazioni delle ferrovie locali e sostituzione di tutte le vecchie rastrelliere con sistemi antifurto “bloccatelaio”. Incentivi nazionali e provinciali per l’acquisto di bici urbane a pedalata assistita, cargo-bike e scooter elettrici. Prevedere un rimborso chilometrico per chi usa la bici per andare al lavoro, come a Bari. Promuovere con premi il bike-to-shopping. Realizzare la ciclopolitana, dando una segnaletica chiara (numerazione) alle piste ciclabili in rete, come a Pesaro. Elaborare il primo Biciplan di Trento entro la fine del 2020 e una campagna informativa nelle scuole sulla mobilità attiva legata alla salute. Consapevoli che non possiamo tornare alla città di ieri con al centro l’auto privata (100 mila al giorno entrano in città): 50% degli spostamenti in auto, 30% a piedi, 11% trasporto pubblico e 9% in bici, questo oggi lo split modale. Un incremento delle auto bloccherebbe la città e comporterebbe un peggioramento della qualità dell’aria, che andrebbe ad aggravare i rischi sanitari. Oltre che infrastrutture, serve una nuova mentalità. La soluzione arriva anche da noi, dal nostro stile di vita. Prendiamoci cura del pianeta, della città e delle persone.
Michele Brugnara
Consigliere comunale di Trento del gruppo PD-PSI